Un padre agli arresti
domiciliari, isolato dal mondo intero a causa di un virus informatico
che ha provocato una pandemia digitale, cancellando ogni forma di
tecnologia. Da qui parte il racconto di Milo
Vallone,
autore, regista e attore della docufiction “Butterfly29". La serie uscirà lunedì 15 marzo, alle ore 23,
sul sito web www.butterfly29.com. Immaginate un mondo senza
più collegamenti internet, dove telefonini,
computer, televisioni e radio sono inutilizzabili. Ogni tipo di comunicazione e scambio di informazione digitale è
inaccessibile. Siamo nel 2030,
quando “Butterfly29”, un virus informatico, causa una
“netpandemic”
capace di interrompere i più sofisticati sistemi tecnologici. La
serie racconta la pandemia attraverso gli occhi di Alan
Caravaggio,
ripreso dalle 32 telecamere di sorveglianza che controllano i suoi
arresti
domiciliari per aver ucciso la moglie, durante un lockdown causato
dal Covid-19.
Da una pandemia
biologica a una informatica. Libero dal monitoraggio
fisso delle telecamere, potrebbe tentare di evadere, ma non lo fa. Il
suo nuovo isolamento è dato dall’impossibilità di comunicare con
il mondo esterno, in particolar modo con suo figlio, di cui ha ormai
perso le tracce. L’unico modo che ha per provare a recuperare
un contatto con lui sono delle “audiolettere”,
che trasforma in veri e propri flussi di coscienza. Alan racconta la
sua vita, ma anche la società che ha lasciato, immaginando come
questa nuova condizione analogica possa finalmente adempiere alla promessa di “uscirne migliori”. «L'idea
di “Butterfly 29” è nata durante il primo lockdown. In quelle
settimane di apprensione per l’emergenza sanitaria, l’unico modo
per rimanere in contatto con i nostri cari è stato grazie ai mezzi
informatici, divenuti di vitale importanza. E allora ho pensato: e se
la pandemia un domani, da biologica, divenisse digitale? In fondo,
fino a poco più di un anno fa il termine “virus” era da tutti
associato al web e ai mezzi informatici. Dunque? Potremmo vivere
senza tecnologia? E nel caso, che mondo avremmo?»,
si domanda Milo Vallone. Realizzato in
collaborazione con la Regione
Abruzzo,
“Butterfly29” è il primo esperimento italiano di docufiction
interamente prodotta e realizzata in “smart
working”.
Le 32 microcamere, che immortalano la reclusione di Alan Caravaggio,
riprendono la vera abitazione del regista e attore protagonista, Milo
Vallone. Scritto durante il primo lockdown, nel 2020, le riprese
sono terminate a inizio 2021. «Inoltre
Butterfly29, nel mio personale percorso, rappresenta anche una vera e
propria sperimentazione, la ricerca di un nuovo linguaggio espressivo
per far vivere quella teatralità ormai mortificata da più di un
anno, per via della chiusura degli spazi nei quali operiamo. Non
credendo molto nel teatro in streaming, ho cercato con questo format
e con questo linguaggio, di aprire una strada o quantomeno accendere
una scintilla che possa essere di incoraggiamento a tutto un mondo di
lavoratori che sono e chissà ancora per quanto ancora saranno, in
attesa di poter tornare a veder salire un sipario chiuso da troppo
tempo. È stato dunque tanto l'entusiasmo –
conclude Vallone – quando cominciando a prendere corpo quest'opera, ho ritagliato uno
spazio del lamento per darlo alla creatività».